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Riflessioni su scienza con l'esempio del darwinismo

Lo sapevate che molte prove che sono state finora addotte a supporto della teoria darwiniana sono state accettate acriticamente da tutti gli scienziati evoluzionisti senza verificarne l’attendibilità? Lo sapevate che i fossili non ci consentono di trarre alcuna conclusione certa sull’evoluzione delle specie? Perché l’evoluzionismo non ha trovato finora applicazione nel campo della medicina? E se il darwinismo fosse diventato una mera ideologia e strenuamente difeso proprio in quanto ideologia indiscutibile e da accettare quasi come verità di fede? E se il disegno intelligente fosse molto di più che un’ipotesi utile agli uomini di fede? E se fosse una teoria che riesce a spiegare le complessità del mondo vivente, anche a livello molecolare, meglio delle “mutazioni casuali” postulate dall’evoluzionismo ?


Come dovrebbe porsi lo scienziato di fronte a queste domande, considerando che, attualmente, le prove a favore della teoria di darwin sono schiaccianti ? Si può supporre che alcune delle precedenti domande sottintendono una affermazione sbagliata (per esempio potrebbe non essere vero che l'evoluzionismo non ha trovato applicazioni in medicina, come sottintende la domanda)

Ma se solo una di queste domande non avesse risposta ? Possiamo "ignorarla" di fronte ai grandi successi della teoria darwiniana ? O significa che c'è qualcosa di sbagliato nella teoria ? E di quanto ? E' più corretta una teoria che spiega metà del problema e lascia il resto una questione aperta o una che ne spiega il 90% ed è totalmente incompatibile col il restante 10% ?










Charles Darwin - On the Origin of Species, 1859




Pensare

"Pensare" è una attività che svolgiamo per caso.
L'evoluzione ha sviluppato il nostro cervello soprattutto per sopravvivere, poi per riprodurci, infine per divertirci.
Il "pensiero astratto", sia esso matematico o filosofico, non è quindi lo scopo del lavoro che l'evoluzione ha fatto con noi in milioni di anni.
Credo che per "pensare esattamente" dovremo sviluppare "macchine pensanti" all'uopo, dovremo cioè sostituirci alla "spinta evolutiva".
Noi, se potremo, cercheremo di tradurre il "pensiero corretto" in una lingua comprensibile ai nostri encefali da scimmia dedita alla sopravvivenza, al sesso ed al piacere.
L'alternativa è l'eugenetica umana, la fredda eliminazione dei geni "adatti" al mondo reale, ma inutili al "pensiero corretto".















Wassily Kandinsky - Composition VIII. 1923

Limiti della matematica

A partire da Newton, passando per Einstein fino ad arrivare a Penrose e Feynman, la matemetica è andata avanti grazie all'opera di grandi geni.
Tuttavia già dalla formulazione della meccanica quantistica (MQ) degli anni '20 le grandi teorie fisico-matematiche sono state sviluppate grazie al lavoro collettivo di brillanti scienziati.
Oggi ci sono alla studio nuove teorie cosmologiche che forse un giorno sostituiranno la relatività e la MQ...
Mi chiedo se nuove teorie matematiche significhino maggiore complessità delle stesse...
Questo potrebbe portare a dei problemi:

1) Bisogno di maggior tempo per assimilare tutte le nozioni matematiche (strumenti) necessarie per imbastire poi un percorso di ricerca scientifico
Oggi credo che un qualsiasi laureato in matematica abbia una cultura in materia generalmente superiore a geni come Newton...
Inoltre imparare nozioni matematiche non significa comprenderle veramente; succede spesso che ristudiandole anni dopo si acquisisca una nuova comprensione del loro significatoad un livello più profondo, sfuggite in precedenza

2) Maggior tempo per creare qualcosa di nuovo, utile al progredire della scienza
Maggior tempo dedicato al saper padroneggiare gli strumenti, significa minor tempo per applicarli (dopotutto qualsiasi scienziato dopo una certa età non è più creativo e "passa il testimone" ai giovani)
Problema aggravato dal fatto che diverse discipline oggi sono interconnesse e bisogna sapersi destreggiare di conseguenza

E' possibile che un giorno la matematica diventi troppo complessa e/o troppo nozionistica perchè singole persone possano apportare dei miglioramenti, in quanto la loro preparazione potrebbe essere insufficente ad affrontare le nuove sfide ?
Si potrebbe ovviare specializzandosi, ma qui c'è il problema accennato nel punto 2...
O forse è la capacità tecnologica/sperimentale dell'uomo che è rimasta inesorabilmente indietro rispetto alle frontiere teoriche ? (dopotutto posso fare una grande teoria ma se per 20 anni non ho la capacità tecnologica di fare esperimenti che ne provino o meno la veridicità...)
In ogni caso questo è un limite di chi studia matematica, quindi implicitamente anche della matematica stessa...



Piet Mondrian - Composizione con piano rosso grande, giallo, nero, grigio e blu – 1921 – Gemeentemuseum Den Haag, L’Aia

Limiti dello sviluppo tecnologico

Negli ultimi due secoli lo sviluppo scientifico/tecnologico della società umana ha avuto una accellerazione improvvisa rispetto alle epoche precedenti.
Ma questo sviluppo tecnologico umano può avere dei limiti o è virtualmente illimitato, considerazioni "politiche/economiche" a parte che nella pratica ne rallentano il cammino ?Come si pone l'etica in questo contesto ? Si può creare qualunque cosa (in ingegneria genetica, tanto per dirne una), o ci deve essere un limite auto-imposto ?Inoltre lo sviluppo scientifico potrebbe non essere un percorso lineare che porta da una situazione pre-esistente a uno di avanzamento tecnologico rispetto a prima, basti pensare alle varie branche della matematica che contribuiscono, cooperando tra loro, a risolvere i problemi della fisica/cosmologia/meccanica quantistica del momento...

Può esistere una filosofia dello sviluppo che ci indichi la strada per uno sviluppo quantitativamente e qualitativamente migliore tra quelli possibili ?
Se si, come si esplicita ?








Il cavaliere rosso - Carlo Carrà, 1913




Video della settimana

 In sottofondo: Nino Porto - Bagattella N° 5